San Valentino non è per gli innamorati, ma per chi dall’innamoramento vuole andare oltre. Tutti negozi, tutti giornali fanno offerte e notizie di offerte materialiste tali cioccolatini, pistacchi e cene al buio, ma mi chiedo se il senso del San Valentino 2017 non è da trovarsi dentro di se.
Chi ha letto la lettera di Paolo ai Corinzi ha direi una chance in più di passare un buon vero San Valentino 2017. Una volta me la sono ripetuta ad una lezione di yoga dove praticavo meditando. “L’amore non avrà mai fine”. “Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.” Una lezione nella quale ho offerto le mie affermazioni e tutta me stessa a Dio. Davanti a me una coppia che sul tappetino faceva esercizi tutti suoi, “sinuous performances” come li ha chiamati una volta Bhole. Asana praticati come esercizi o posizioni e non come posture per intenderci. Non a caso, all’uscita del centro yoga discutevano animatamente, con la stessa durezza e reattività vista prima.
Ecco che mi domando: Questo è davvero il risultato di 2 ore di Yogasana?
Rimango a volte male nel vedere persone che sul tappetino di yoga vivono rigore e tecnica ma poi una volta terminata la pratica sembrano trasformarsi nella brutta copia di loro stessi. C’è a mio avviso, una gran confusione su ciò che è yoga. Non è semplicemente l’esecuzione di una serie di tecniche, posizioni o sequenze di posizioni, mantra. Non è esaltazione dell’ego. Come non è solo Asana. Non è la versione sbiadita del Pranayama che si limita al controllo di ossigeno in entrata e CO2 in uscita. Non è, e mi fermo qui, il limitato concetto di concentrazione al posto di Dhyana.
Yogananda ricorda nelle sue conferenze e nei suoi scritti che non può esistere uno yoga senza spiritualità. Mukund Bhole parla di psicoterapia spirituale. Io sposo questa idea, se c’è yoga vi è obbligatoriamente armonia nella nostra vita e nelle nostre relazioni.
Per fortuna, ci sono ancora insegnanti che concordano con me per dire che lo yoga è una scienza della spiritualità. Una disciplina che dovrebbe avere il fine di farci stare bene, di creare salute dentro e fuori di noi. E che attraverso una pratica costante e felice non solo insegna ad amare noi stessi ma anche ad amare e lasciarci amare. Quindi a creare relazioni appaganti che danno forza alla nostra vita. Il vero praticante yoga, trova il suo posto nel mondo e non è la proiezione di altri. Per questo avrà cura di se e di chi ama, saprà guardare alla vita con uno sguardo sempre rivolto verso il buono, bello e giusto. Per ottenere questo ci vuole fiducia, ci vuole umiltà, ci vuole tempo e perseveranza.
Credo che nel mondo manchi crudelmente l’umiltà e la gratitudine e che lo yoga possa riportare queste qualità. “Per me gratitudine è essere d’accordo con la mia vita, essere in sintonia con ciò che sono diventato. E per me è avvertire una profonda pace interiore, riconoscere che tutto è bene così com’è. Al tempo stesso, però, questa gratitudine è improntata anche dall’atteggiamento dell’umiltà. So che non posso trarre alcun vanto da ciò che è accaduto.” E ancora “la gratitudine quindi mi custodisce anche dalla superbia, e mi preserva dal gloriarmi delle mie prestazioni o delle mie capacità.” Lo scrive Anselm Grun.
San Valentino dovrebbe porre a tutti un quesito: “voglio prendermi cura di me e di chi amo?” Se la risposta è affermativa, allora bisogna rimboccarsi le maniche. Iniziare a diventare attivisti nella nostra vita. Madre Teresa diceva “se vuoi migliorare il mondo, torna a casa e prenditi cura di chi ami, della tua famiglia che sia un gatto, un cane, una moglie o marito o dei figli.” Ecco da dove iniziare!
Non ci sono strategie in amore, come in una buona pratica yoga così il rapporto di coppia beneficia di alcune tecniche ma il più si ritrova nella nostra educazione all’amore che dovrebbe puntare il dito sempre verso l’alto. Un San Valentino di senso dovrebbe ricordare come far crescere l’amore nella nostra vita. Un buon insegnante yoga dovrebbe essere un maestro di vita che dona riflessioni agli allievi. Non solo esercizi più o meno acrobatici e trucchi detox.
La domanda che dovremmo porci poi è questa:” A cosa ci serve vivere in salute ed armonia se non per amare, incondizionatamente chi ci è accanto, se non per dare forza alla parte migliore di noi e contribuire con questo ad un mondo migliore?”
Ecco che la via dello yoga deve difendere oggi più che mai, non solo il singolo individuo ma anche la coppia. A tutti consiglio di esercitarsi alla fedeltà, al rispetto, alla verità, alla bontà, alla salute, alla tenerezza ogni giorno così da non perderci nel mondo sotto il peso degli automatismi. Un San Valentino spirituale.
La sostanza autentica del nostro essere è l’amore, e solo quando apriamo gli occhi su questa profondissima realtà raggiungiamo realmente la nostra umanità, il nostro samadhi. Come ricorda la prima lettera ai Corinzi, così ricorda il maestro Yogananda: “non vi è amore dove vi è violenza, scortesia, bugie e infedeltà.” L’amore è gentile, l’amore è onesto, l’amore è fedele, l’amore è a prescindere. Non si ama ad ore, si ama e basta. Quale miglior banco di prova che questo San Valentino? Ricordatelo a voi stessi, offrite di tanto in tanto la vostra pratica, la vostra ritualità a chi amate siate generosi ed entusiasti.
Un articolo uscito il giorno di San Valentino sul Training yoga alla tenerezza per le coppie. Qui http://www.stile.it/2017/02/14/yoga-per-la-coppia-id-140078/
Copiamo e incolliamo questo dentro di voi:
L’amore è paziente, è benigno l’amore.
Non è invidioso l’amore, non si vanta.
Non si gonfia; non manca di rispetto.
Non cerca il suo interesse, non si adira.
Non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia.
Ma si compiace della verità.
Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
L’amore non avrà mai fine.
Dalla prima lettera ai corinzi