Abbiamo lavorato molto bene con un gruppo di studenti per 3 mesi qui a Milano. Lo sanno gli allievi che seguono i corsi settimanali, amo i riti da quando ho lavorato con Alejandro Jodorowsky. Inserisco nel lavoro degli asana una ritualità, sia come elemento incluso, che come element rapportato dalla mia lunga esperienza come il Nuovo mantra, l’ultimo dono di Jodo. Siamo anche noi arrivati ad rito di passaggio per un capodanno yoga. Questi studenti provengono da diversi ambiti tra mondo universitario e lavorativo. Tra 20 e 55 anni. Ritengo che il loro livello di praticante yoga sia principiante. Intendo che hanno meno di 500 ore di pratica continua, una consapevolezza media dei movimenti, e più scarsa del loro potere mentale e della loro spiritualità. La ritualità yoga di passaggio è nata per caso, è stata un mio dono, come lo sono gli approfondimenti yoga mensili di cui trovate qui sotto le prossime date.
Già nella tradizione yoga e in quella pagana si celebrava il solstizio d’inverno e il capodanno yoga come passaggio. Un evidenza come la notte segue il giorno, ma fatta rito, celebrata. Poi fu inventato il Natale sul calendario nel 350 DC, e questa festa prese un’importanza enorme. Papa Leone Magno disse: “nel celebrare con reverenza la comparsa di Gesù Cristo si dimostra che celebriamo un nuovo inizio. Oggi posso ricominciare, poiché Dio nasce in me come bambino.” Dio ci apre ad un nuovo inizio, il vecchio io perde il suo potere per cedere il passo al nuovo io. Tutto è possibile, oggi posso ricominciare da capo. Non da novellino, ma sfruttando questo impulso per un rinnovamento interiore, perché il nuovo risplende attraverso di noi. Tale è in sintesi, la promessa iscritta nel nostro cervello antico per chi come me ha vissuto il mondo antico occidentale. Il momento come capodanno è propizio, ma ci vuole tenacia. Dipende da noi, innaffiare il campo con questi semi d’amore presenti dentro di noi se vogliamo vedere fiorire noi stessi. Lasciamoci dunque attraversare dall’amore per la vita.
Lo yoga è un esperienza diretta della più alta spiritualità, che non ha nulla da invidiare alle pratiche spirituali, come quelle della religione cristiana. Intendo come la praticava per esempio San Giovanni della Croce o Santa Teresa. Non come la praticano alcuni soggetti mendicanti di Dio ma attraverso un ascolto emotivo si costruiscono le preghiere. Il soggetto della religione è Dio, non il dogma. Ora vedo similitudini tra il cristianesimo originario, le parole di Gesù cristo e lo yoga di Patanjali.
Una ritualità cristiana potrebbe essere per questo capodanno di prendere il tempo di passeggiare dopo o prima la mezzanotte, meglio se nella natura, percorrendo un sentiero mai battuto. Entrando nel nuovo, visualizzando il nuovo io in questo nuovo anno. Osare il nuovo, anziché aspettarlo. Facendosi domande interne come che cos’è il nuovo da aspettarmi? Che cosa rinnovare in me? Dov’è il nuovo che mi rinnova, mi rinfresca, mi fa felice di vivere? Nello yoga la pratica di meditazione guidata che abbiamo eseguita è indotta da uno spirito guida esterno. Dopo aver trovato una posizione comoda, senza più muoversi (“motionless”) e chiuso o socchiuso gli occhi mantenendo dritto lo sguardo e l’attenzione. Si ascolta, e lascia portare da un flusso di pensieri indotti dalle parole. La sequenza di parole, assomiglia alla pratica di yogasana eseguita in precedenza. Ascolto da fuori, faccio, ascolto da dentro, respiro per allargare le percezioni interni.
In una posizione come Shavasana, il fare corrisponde ad un livello mentale a proiettare delle parole in silenzio sullo schermo dei nostri pensieri per ascoltare la risposte interne a queste interrogazioni profonde. Lo descrivo meglio citando me stessa l’altra sera a lezione “la vita mi ama. Confido nel fatto che le cose vadano per il meglio.” Oppure “tutto si sistema. La vita mi sostiene si prende cura di me.” Ancora “il dolore è il maestro, la sagezza la lezione.” Il vantaggio della pratica yoga provato quella sera sta nel lavoro preparatorio, l’energia di gruppo, e dell’ambiente. In fine la benedizione collettiva che rilascia il dolore individuale. Questi vantaggi rinvigoriscono e rinfrescano queste parole. Ecco che l’asana Shavasana chiude la porta alle sofferenze, alle perdite di memoria, alle paralisi per paura, ai colpi di tosse o ai dolori. Il corpo tace, anche se tra pochi minuti tornano le nostre prove. Shavasana cancella i dolori, le paure e il timore. “Perché chi sa stare nella posizione del cadavere, nella morte fisica, nel cuore dello smarrimento riceve in dono la vita, per effusione del Sé”! Così recita il Paramarthasara. La posizione sdraiato in un allungamento esagerato è l’attualizzazione della calma nella fascia. Magari un ricordo di un emozione di calma. Il sapore della tranquillità. E tutto quello che vi auguro nel sapere stare a nuovo in questo capodanno yoga.
Eventi yoga 2016/2017 con Benedetta Spada
- capodanno yoga 2016, a Spazio Eclectika Milano.
- lezioni di approfondimento Novembre, Dicembre, Gennaio 2017