Il 25 Novembre è la giornata mondiale contro le violenze alle donne. Dagli studi si evidenzia, che la maggiore parte delle violenze sono domestiche, o in ambienti professionali e amicali.
Mi chiedo se fosse possibile Che qualcosa del genere accadesse tra le mure di una Yoga shala?
Conoscete questi nomi Bikram, Friend, Manouso Manos, Lauer-Manenti? Prendiamone uno per caso, Bikram Choudhury che è quello con più legami con l’Italia. Qui sotto tutta la storia di Bikram*. Seguiamo per filo e per segno, i principali capi di accusa possono essere considerate violenze perché si è donna come un ingiusto licenziamento, un insulto, un comportamento persecutore ripetuto e intrusivo, come minacce, pedinamenti, molestie, telefonate o attenzioni indesiderate che avvengono perché siamo donne. Tutti gli abusi di potere in generale.
Personalmente a parte due jobs, ho solo insegnato yoga. Facendo un rapido calcolo ho avuto in 20 anni circa 300 datori di lavoro tra gli insegnanti di yoga. E trovato sulla mia strada da insegnante Yoga donna, anch’io insegnanti yoga maschi e femmine che avrebbero potuto essere portati in giudizio per gli stessi motivi di Bikram. Non intendo per non rispetto dei Yama e Niyama! Ma rottura di contratto di lavoro senza giusta causa, insulti, stalking e violenze fisiche. Nel 2009, avevo abbandonato gli ambienti del Teatro, e del cinema che ho frequentato sin dagli anni 90, per evitare questo tipo di guai e sono rimasta nello Yoga nonostante quello che so, e ora vi spiego perché.
Prima di tutto, diciamoci come evitare di non inciampare nell’ abuso, che sia di fiducia o di sesso, tra insegnante e allievo. È semplice seguire alcune regole suggerite a me da Carlo Patrian, e sempre applicate da mio buon senso.
per gli tutti gli insegnanti ecco come evitare di fare violenze o di creare ambiguità:
1- “non andare mai al letto con le allievi”, significa non pensare al sesso quando si pensa agli allievi. Avere un ego risolto.
2- “non instaurare rapporti personali con gli allievi”, significa nessuna materia soggetta a ambiguità come corrispondenza, sms, email di tipo personale, non si esce con gli allievi, come al ristorante Ecc.
3- non fare violenza alcune forzando negli assestamenti a voce o con le mani.
4- mantenere una sana distanza sul piano emotivo con gli allievi.
5- non instaurare relazioni di dipendenza alcuna.
E per gli allievi come evitare di subire delle violenze :
1- non avvicinarsi ad insegnanti che vanno al letto con le loro allievi o che assumono atteggiamenti sensuali durante le classi.
2- non cercare gli insegnanti per motivi personali, al di fuori dell’aspetto terapeutico.
3- essere sinceri dentro e fuori dalla lezione ad ogni dolore che ci fa l’insegnante.
4- scegliere insegnanti formati con percorsi lunghi e da insegnanti altrettanto riconosciuti.
5- non alimentare il proprio ego, durante la pratica.
6- vestire indumenti comodi ma rigorosi, colorati si, ma non troppo “sexy”.
Per esempio, qui sotto una foto presa quest’estate cosa notate di sensuale o sessuale tra atteggiamento nella posa, vestiti, espressione del viso? Cosa dicono queste persone paraverbalemente con loro corpo? E veramente quello che vogliamo dire?
Chi fa Yoga più ancora di chiunque nella vita, di fronte ad un abuso può sempre dire no.
– No al vittimismo. Perché affrontando il dolore, lo si supera. Il dolore in questi tempi è costante, quando vedo tra gli insegnanti presenti a Yoga Festival 2017, delle persone che so che hanno abusato di loro potere, fatto violenze alle donne, in fine hanno usato lo yoga per il male. Il dolore c’è quando tra gli stili di Yoga a me più cari, Jivamukti, vengo a sapere, che un insegnante donna ha abusato sessualmente di una sua allieva. Di fronte al più piccolo abuso, non dobbiamo “essere insensibili” ma essere vulnerabili, lasciarsi andare, abbandonarsi, piangere, addolorarsi perché affrontando il dolore lo, si supera.
– No al risentimento. Scegliere un’azione chiara e determinata che elimina il risentimento. Questo atteggiamento mentale ci insegna a seguire il nostro istinto che ci segna la strada giusta. Dove l’anima soffre, non vado. L’unica strada che permette oggi di aiutare gli altri ad attraversare l’oceano del Samsara. Insegniamo anche ad affrontare il dolore delle violenze.
– No agli abusi di qualsiasi genere, che vanno verbalizzati al responsabile del centro, e denunciati. Un abuso è una cosa importante, ma non più importante dell’auto conoscenza che non mi sono voluto abbastanza bene finora per non evitare gli ambienti tossici ed allontanare le persone tossiche che perpetuano violenze alle donne. Sulla question ecco le rigide regole americane***. #MeToo
– No all’essere “forti” ad ogni costo. Ai tempi dove lavoravo come aiuto regia al Piccolo teatro, non avevo gli strumenti e il coraggio per denunciare quello che vedevo ed intuivo. Allora ho preferito lasciare questo mestiere. Ai tempi attuali, non mi faccio più sorprendere e agisco fermamente di fronte ad ogni sopruso. Mio marito sempre al mio fianco ha risvegliato in me, una forza che a volte mi sorprende. In una società che ci vuole tutti duri. O meglio in una società psicofobica, che vorrebbe farci credere che la materia (soma) determina la mente (psiché), noi dobbiamo dare l’esempio contrario. La mente determina l’ambiente, che determina per ultimo l’organismo.
Chiedo apertamente se di fronte al dolore degli allievi, a questo senso profondo di perdita al plurale a volte rimosso, a volte vissuto come una prigione tridimensionale tra rifiuto, vergogna e colpa, mi chiedo se possiamo stare fermi, essere banali compagni di strada?!
Lo Yoga nell’immaginario collettivo ci vuole più sani, in forma smagliante, liberi di qualsiasi disaggio, ma se non fosse proprio cosi?!
Ecco che l’insegnante Yoga è messo di fronte al proprio Karma, percorrendo l’ego darà alito a competizione, rivalità e si, violenza. E quanti insegnanti Yoga intorno a voi non competono in modo sleale? Oppure collaborano con voi per poi andarsene ad aprire un nuovo centro davanti al vostro? Quanti insegnanti che collaborano con voi partecipano alle lezioni degli altri insegnanti? La lista di domande non finisce qui, spiacente, il mondo yoga è come tutti gli altri. Ora non è tempo di vendetta ma di auto riflessione, chiedendosi come mai ci siamo attratti queste situazioni. La denuncia a posteriori è un percorso doloroso due volte.**
Alla fine della seconda guerra mondiale, Simone Weil scrisse a proposito di danni ben più difficili da debellare, che abbiamo semplicemente voluto troppo, tutto. “Ma i doni più preziosi, non si ottengono andando in cerca bensì attendendo che ci vengono fatti.” Oggi torniamo alla gratitudine e lasciamo il risentimento a chi ha sbagliato. La giustizia ultima verrà dalla dura legge del proprio Karma. Sono personalmente arrivata ad un punto nel quale affermo che “vedo le mie tribolazioni, non come interruzione dei miei progetti, ma come i mezzi attraverso i quali Dio mi dispone a riceverlo” citando Nouwen. Affermo che vedo le mie tribolazioni, non come interruzioni dei miei progetti, ma come i mezzi attraverso qualcosa di più grande di me, mi dispone a riceverLo. Ecco in fine, l’atteggiamento mentale vittorioso prodotto dal mio Ujjayi. Sulla mia pratica leggi il mio ultimo articolo sulla pratica .
*** Yoga Alliance su Yoga Journal, https://www.yogajournal.com/lifestyle/timesup-metoo-ending-sexual-abuse-in-the-yoga-community
** il documento contro le violenze alle donne da leggere ed appendere nell’ingresso delle sala yoga è qui in inglese
* Bikram Choudhury, è alla testa di una società che è la prima azienda multimilionaria al mondo per l’erogazione di un servizio di yoga. I suoi principali centri di profitto erano i corsi di formazione e i royalties di chi usava suo nome. Il maestro americano ha per ora sette processi contro, che lo vedono accusato dal recesso arbitrario del contratto di lavoro fino a delle violenze sessuale. Nel primo processo, Bikram Choudhury è stato condannato per violenze alle donne , e si è dato alla macchia in Messico. I suoi beni sono stati sequestrati, e c’è un mandato d’arresto internazionale a suo capo.
Ecco alcuni dei capi di accusa di Bikram Choudhury: “mettere in atto un ambiente dove il culto della personalità risulta intimidante”, “ingiusto licenziamento” con varie modalità come insulti, violenze fisiche, stalking ecc.