Studiare la vita di Bruce Lipton significa esplorare la missione mondiale dove la diffusione dello studio assai più della santità personale, aiuta l’espansione della coscienza universale. Questo uomo gira il mondo con il suo compagno d’anima Braden, colui che affronta nella Matrix divina, o meglio il lato spirituale del un macro ambiente. La spiritualità Lipton la trova nel piccolo, nel guscio proteico dei geni. In fatti è partendo dalla membrana intra cellulare, già 25 anni fa, Lipton iniziava a smontare i falsi miti scientifici. Partendo da un fatto semplice, a noi vicino, come il concordato tra Vaticano e Scienza, che vedeva l’esclusione della spiritualità dalla Scienza In saecula saeculorum.
Ecco un primo punto, Litpon against the world, Siamo nostro ambiente. Quello che mangiamo fa nostro sangue. Il nostro ambiente culturale, le nostre emozioni. Da una parte siamo liberi di mangiare bio, di cambiare ambiente. Dall’altra parte Lipton lo dice apertamente i medici, genitori, e insegnanti possono toglierci la speranza riprogrammandoci a credere che siamo impotenti, vittime. Tutta la filosofia scientifica è un mero riduzionismo, e determinismo scientifico. Meglio così non ne sento troppo il peso. Posso anche insegnare yoga a partire da quello sento e non da quello che so. Lo yoga inteso come una scienza e non come dogma. Posso vivere creativamente lo yoga, e dopo anni di esperienziale vita, di sentire, diventa per me impossibile il bis repetita placent.
Lipton dice di se stesso “quando ho fatto il primo passo verso il cambiamento, ho dovuto controllare attivamente dove impiegavo la mia energia cerebrale.” Lui spiega il vincolo culturale, ma io ne faccio a meno. Leggete le prime pagine della Biologia delle credenze se volete veramente “capire”.
Il secondo punto è che Sono quello che penso. Siamo liberi di cambiare la nostra programmazione e la nostra vita.
Per riprendere quello che dicevamo dell’insegnamento dello yoga, c’è una pedagogia dogmatica basata su Asana e basta. E poi c’è l’insegnamento come scienza. Prima di spiegarmi, ripeto che se siete d’accordo con quello che avete letto ora la pratica yoga deve essere ad vitam aeternam. Prima non sapevate, non fa niente ma ora la scelta di fare yoga diventa una scelta di vita.
Facciamo un esempio, per ottenere maggiore consapevolezza andando sul tappetino mi ci vuole:
1- costanza
2- conoscenza
3- riconoscenza
Il primo punto è discriminante. Chi sta dalla parte degli praticanti regolari, come le mie community dell’Ashtanga e di Ananda, e chi sta dalla parte dello Yoga hobby. Per quanto mi riguarda, chi non ci sta non potrebbe insegnare. Il secondo punto, è la conoscenza. Se insegno e pratico di continuo, ho un stato di coscienza, una consapevolezza per riscrivere mio Dna. Trema la mia pelle, i miei organi e muscoli per un buon motivo. La conoscenza acquisita è quella delle difficoltà fisiche e mentale. Nel momento dove incontro una difficoltà, potenzio mio pensiero per uscire dalle mie cattive abitudini. Agisco con riconoscenza, provando buone vibrazioni, facendo buon sangue e buone emozioni. Senza sosta. Bruce Lipton parla di supremazia dell’ambiente, vs un predominio materiale che di solito viene invocato. Invochiamo tutti insieme la percezione interne mentre pratichiamo, invece di obbiettivi intellettuali come elasticità, forza, sudore ecc. Metto invece in cascina una consapevolezza che trasforma la mia vita.
Ecco che arrivi ad una conclusione. Possiamo fare yoga e non accade nulla per anni?! La costanza di solito premia, quello tra i praticanti che aggiunge alla fisicità, un pizzico di lavoro mentale potenziante. Ma senza spiritualità non se ne fa nulla. Il premio per chi cerca con il corpo mente, è una conoscenza superficiale. Le percezioni di cui parlo a lezione, non sono altro che la consapevolezza dell’ambiente attraverso sensazioni fisiche. In fatti per la sensazione, immaginiamo “vedere il mondo esterno venire verso di noi, per costituirci e servirci. Ma questo non è altro che la superficie del mistero della conoscenza. Quando il mondo si manifesta a noi, è il mondo in realtà che ci prende in lui, e ci fa riversare in qualcosa che è di lui, che è sempre lui, e che è più perfetto che lui*.” Così avanzo sul tappetino, immagino il meglio, la mia mente crea coerenza tra la realtà e le mie credenze.
Il prossimo workshop è a Mantova il 3 Dicembre alle 10. 120′. info@sorgentedelleemozioni.com
a Montecarlo, il 14 Gennaio dalle 16 alle 18. 120′. Elandaviola@gmail.com
* Teilhard de Chardin.